Oasi WWF del Lago di Alviano

di Silvia Agabiti Rosei

La giornata è calda, soleggiata, spicca in una primavera dal tempo ballerino. La luce è perfetta, intensa ma non abbagliante. Si presta all’attesa, all’osservazione, alla fotografia.

L’Oasi WWF Lago di Alviano è lì che aspetta il visitatore, apparentemente senza farsi troppo notare, consapevole che la sua bellezza conquista senza clamore e si scopre piano piano una volta al suo interno. In effetti, quasi nascosta nel verde della Bassa Umbria, non ci si aspetta di entrare in un mondo così variegato, ampio, rigoglioso e abitato. Un mondo in cui si comprende appieno il significato profondo della parola biodiversità.

Il percorso e le specie ospiti

All’ingresso c’è silenzio, interrotto soltanto dalla cortesia di chi lavora in biglietteria, informando i visitatori del percorso che andranno a compiere e fornendo, all’occorrenza, opportuni binocoli per apprezzare la fauna presente. Non occorre una guida, basta seguire le indicazioni che, scopriremo, sono dettagliate e ben evidenziate. L’eccezione è nel primo capanno di avvistamento di fronte alla palude, dove una specialista descrive con cura l’habitat e l’avifauna presente, visibile attraverso il cannocchiale predisposto. Gli abitanti di quel tratto del lago, meglio indicato come palude, si esibiscono di fronte al pubblico in tutta la loro regale magnificenza e varietà di piumaggio: numerosi i cigni, ma anche gli esemplari di airone cinerino e bianco, folaga, svasso, falco di palude, martin pescatore, garzetta, sgarza ciuffetto, anatre.

Le specie stanziali si uniscono a quelle migratrici, in una pletora di individui che sembrano andare piuttosto d’accordo, vivendo in associazione e persino, in taluni casi, in simbiosi, come i trampolieri che, sul dorso dei cavalli ospiti dell’area protetta, ne mangiano i parassiti e gli insetti. Alcune specie colpiscono per la loro rarità, come la cicogna, il mignattaio, l’ibis sacro.

I percorsi proposti sono due: un anello di circa 1,5 km, che costeggia la palude addentrandosi quindi nel bosco, accessibile anche ai diversamente abili e una via più lunga, di circa 3,5 km, che dopo aver condotto lungo la palude costeggia il fiume Tevere, portando ad ammirare un altro tratto del lago e porzioni dell’oasi più recondite, abitate, oltre che dai magnifici uccelli, da mammiferi (istrici, tassi, cinghiali, volpi, nutrie), anfibi (rana verde e rana dalmatina, tritone punteggiato e crestato) e rettili (biscia dal collare, cervone, biacco, orbettino).

Una storia a lieto fine

L’Oasi è parte del Parco Fluviale del Tevere, comprendente anche il lago di Corbara e le Gole del Forello. Si trova tra i comuni di Alviano, Guardea, Montecchio (in provincia di Terni) e Civitella d’Agliano (in provincia di Viterbo), lungo dunque il confine tra Umbria e Lazio, un territorio tra i più suggestivi d’Italia.

La storia dell’Oasi è di quelle che vorremmo sentire più spesso, in cui un luogo si evolve e impreziosisce nel tempo, ignaro inizialmente del suo destino. Nel 1963 l’ENEL, per costruire una centrale elettrica, sbarrò il fiume Tevere dando vita al lago artificiale di Alviano che, in breve tempo, divenne rifugio di sempre più numerose specie di uccelli stanziali e punto di sosta nelle tratte dei migratori. La Regione Umbria, per placare l’eccitazione distruttiva dei cacciatori, vietò loro la fruizione di tutta l’area, dando origine alla Riserva e consentendo così alla fauna di aumentare (oggi l’area presenta circa 200 specie di uccelli). Nel 1983 venne realizzato il primo sentiero attrezzato per le visite e nel 1990, in seguito alla stipulazione di un patto tra ENEL, Provincia e WWF Italia, nacque l’Oasi vera e propria. Negli anni, un’opera costante di riqualificazione ambientale, ingegneria naturalistica, ricerca scientifica e conservazione della biodiversità hanno dato vita a una delle aree protette più grandi e organizzate gestite dal WWF.

Ricerca e conservazione

Oggi l’Oasi di Alviano ha un’estensione di circa 900 ettari, di cui 500 relativi alla palude e circa 300 di bosco igrofilo (piante che crescono nelle zone umide). Gli ambienti umidi sono diversificati, anche grazie agli interventi di ingegneria naturalistica, presentandosi in forma di stagni, acquitrini, prati umidi, pozze temporanee. La costruzione di un argine che separa la palude dal lago consente di mantenere costante il livello delle acque e, di conseguenza, l’habitat, contenendo anche le esondazioni del Tevere, talvolta disastrose. Come quella del 2012 che, sfortunatamente, ha disperso la strumentazione utilizzata per studiare le specie di anfibi e rettili nell’Oasi.

La ricerca relativa a tali specie è solo una delle tante in corso nell’area protetta, zona riconosciuta Sito d’Importanza Comunitaria (SIC IT5220011) e Zona di Protezione Speciale (ZPS IT5220024).

L’area è sede non solo di studi relativi alla biodiversità animale e vegetale, ma anche del Centro Dimostrativo sui Gas Serra e del progetto Osservatorio Clima. Un laboratorio didattico prevede la possibilità, per i più giovani, di assistere a lezioni di educazione ambientale e di studiare la vita microscopica della palude, anche attraverso l’uso di microscopi.

L’Oasi WWF di Alviano è un paradiso per i naturalisti e per tutti coloro che ancora desiderano stupirsi della bellezza della natura. In un contesto paesaggistico incantevole, una visita all’area può essere la tappa di un percorso che tocca anche altre importanti mete. I borghi medievali limitrofi sono tra i più affascinanti dell’intero paese; solo per citarne alcuni: Alviano con il suo castello, Montecchio, Lugnano in Teverina, Narni, Amelia e a un passo la provincia di Viterbo e le perle della Tuscia. Il Tevere, prima di raggiungere la capitale, ha una connotazione differente e incanta con le sue acque dai riflessi argentati, ricordando che l’acqua è fondamentale per lo sviluppo della vita, a qualunque specie appartenga.

L’Oasi è aperta dal 1 Settembre al 31 Maggio, Domenica e Festivi, dalle 10.00 a un’ora prima del tramonto. Per visite extra calendario, visite guidate e gite in barca sul Tevere è possibile prenotare.

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